sabato 31 marzo 2012

Ciao Cappuccino

Non si intende la bevanda calda Cappuccino, ma era il nome del mio gatto.
Era, perchè adesso non c'è più, anzi per un attimo c'è stato nei miei sogni. Era lì che mi guardava e si strusciava come suo solito, ero felice perchè lui c'era, ovviamente era un incubo quello di prima. E invece no. Quello era un sogno, e la realtà era triste.
Quelli che affermano "eh ma è solo un gatto" non lo possono capire, e non lo capiranno mai.
Era parte della famiglia, come tutti gli animali in questa casa, lui ne aveva passate di tutte e ne era sempre uscito vincitore, ma questa volta no. Questa volta non son state le malattie, ma una macchina troppo veloce.
Aveva ancora la coda gonfia, poverino deve aver preso un bello spavento.

Fa male fa davvero male, e dopo le belle notizie degli scorsi giorni è ancora peggio.

Cappuccino mi mancherai tanto, la tua perenne voglia di coccole, il tuo modo goffo di giocare i tuoi occhi azzurri un po' strabici.

Ciao Cappuccino.

venerdì 30 marzo 2012

Pensieri felici

Qualche volta ho pensato che nonostante il grande impegno che metto nelle cose, questo non venisse mai riconosciuto.
Poi una chiamata, dopo un pomeriggio dedicato completamente all'ozio, dopo un po' di parole capisco che forse c'è una piccola speranza.
Bè essere scelti fra un mucchio di 500 non è cosa da poco, certo non son l'unica ce ne sono un po' però qualcuno ha visto il mio impegno.
Dopo il 4 aprile vediamo cosa succede....

lunedì 26 marzo 2012

L'importanza di uno smile

L’origine delle emoticon, o smile è alquanto controversa, c’è chi fa risalire la sua prima apparizione al ‘79 altri al ‘82, sta di fatto che entrambi introdussero questa punteggiatura perchè volevano rendere un po’ meno freddi i messaggi testuali.
E riuscirono in questo intento, oggi siamo a dir poco sommersi dalle emoticon, si usano negli sms nelle mail e nelle attuali messaggerie istantanee le emoticon sono anche animate e ripetono il medesimo movimento all’infinito.
Perchè lo smile è diventato così importante? Oggi è la quotidianità, non scrivere uno smile potrebbe innescare una serie di paranoie del tipo “oddio ce l’ha con me” oppure potrebbe creare castelli in aria come “mi ha fatto uno smile quanto è dolce!”. Questi sono esempi di smile nella quotidianità.
Ci sono casi in cui lo smile effettivamente esprime veramente la nostra persona, sono quei momenti in cui per lontananza, non si può essere accanto a determinate persone e si vorrebbe dar loro semplicemente un sorriso; un sorriso perduto tempo fa per vari motivi, un sorriso che qualche volta si deve indossare per avere una buona facciata, un sorriso dimenticato.
Certamente è un ammasso di punteggiatura, però in mancanza della fisicità bisogna accontentarsi di questo. Ringrazio colui che pensò a rendere più emotivi i messaggi testuali, e non lo ringrazio per il loro attuale uso sconsiderato, ma lo ringrazio per la possibilità di sorridere anche quando è impossibile vedersi.


domenica 18 marzo 2012

Casa. Racconti di Capitan Poppa

Quando si viaggia per mare, specialmente se soli, si pensa qualche volta al significato della parola casa.
"There's no place like home" diceva Dorothy nel Mago di Oz, e aveva ragione, non c'è nessun posto come casa; un posto dove ti senti libero di esprimere te stesso, dove (si potrò essere poco raffinata ma che volete farci sono un pirata) rutto e scoreggia sono liberi da ogni imbarazzo, e dove non vorresti mai andartene.
Ma cosa è esattamente casa?
E' un posto fisso e assoluto?
E' qualcosa dentro la nostra testa, culturalmente connotato e socialmente riconosciuto?
E' davvero quella che noi chiamiamo per comodità "casa nostra"?
Ultimamente ci ho pensato spesso, e come tutte le cose, ho capito che non esiste una definizione assoluta di ciò che noi definiamo emotivamente casa.
Tanto persone ritengono come casa solo una e una sola abitazione, altre il posto dove son nate ma non quello in cui vivono, altre ancora posti in cui non hanno mai vissuto.

Casa, è una parola semplice composta da 4 lettere e 2 sillabe, non dovrebbe essere così difficile da definire. E' una di quelle cose che ti fan disegnare di piccolini. Ricordo che nei tempi che furono disegnai la facciata dell'appartamento dove vivevo con la mia famiglia. Pensavo che quella sarebbe stata la mia casa per sempre, ma già a 14 anni mi trasferii; a 19 anni partii per il mare del Nord-Ovest e il resto della storia la conoscete.
Per tanto tempo ho pensato che la casa fosse il luogo dove abitavo con i miei genitori, il luogo dove i miei più vecchi ricordi vivono, un posto dove a ogni angolo potevo trovare un aneddoto da ricordare.
Col tempo, e i vari viaggi in giro per i mari del Nord, ho capito che con Casa si può definire qualcosa di molto più ampio, non riconducibile solamente a una concezione spaziale.

Casa può essere qualcosa di fisso, come la casa dei propri genitori, ma Casa è anche quando stai con determinate persone. In quel caso non si crea un luogo fisico preciso, perchè questo può variare l'importante è che ci siano quelle determinate persone. Ahimè la maggior parte sono persone che vivono distanti da me, per cui mi debbo accontentare di quei pochi momenti di ritrovo e viverli minuto per minuto.
Un tempo ero certa che la casa dove ho passato la mia adolescenza fosse, la Casa; oggi non ne sono così certa. Ovvio è stata la Casa dove ho vissuto e dove mi sento a mio agio. Ma è come nuotare in una pozzanghera adesso. Finchè ero un pesce piccolo poteva andare bene, adesso comincio a sentire il bisogno di andare oltre, verso il blu sconfinato.
Lo so i miei piani segreti, prevedono un'ulteriore allontanamento da tutto e tutti. Forse è perchè non riesco a stare per troppo tempo in un posto, forse perchè la mia voglia di viaggiare è più forte di quella di stabilirmi (essì sono di quelle ragazze a cui piace avere un ragazzo in ogni porto!).
Ma cosa posso dire, il mare si muove e io con lui.

"Home is where I want to be", diceva David Byrne nella canzone This must be the place, aggiungeva inoltre
"But i guess i'm already there", non riesco a condividere pienamente. 

Se davvero fossi a Casa, allora perchè me ne voglio andare?




Cap'n Poppa

mercoledì 7 marzo 2012

La fine del mare. Racconti di Capitan Poppa

6 marzo 2012, dopo una nottata abbastanza tranquilla, mi sveglio come tutte le mattine: una sosta in bagno e poi prepararmi la colazione, latte di soia e fette biscottate.
Il mare scorreva tranquillo, ognitanto qualche onda ma nulla di particolare. Le ore passavano e l'arrivo di alcuni vecchi amici arrivati dal mare centrale, rende il tutto più piacevole, vecchi racconti di mare e baruffe da nostromi.
Arriva il momento dei saluti, devo partire per arrivare al grande esame finale per uscire dal mare del nord-ovest.
Parto da sola, raccolgo i miei pensieri non son più tranquilla e il mare lo sa, comincia ad agitarsi come me, arrivo all'ultimo attracco e trovo il Colonnello che ha seguito le avventure di 3 anni. Dopo poco arriva Mot Mot, lui essendo per metà cyborg e metà umano non è per niente preoccupato (diciamo è anche 1/4 rettiliano), forse non conosce quell'emozione che è la preoccupazione o forse, stupidamente, si fida fin troppo del suo Capitano.
Comincio a stendere le carte per la navigazione, e aspetto l'arrivo degli altri Colonnelli.
Nel mentre arrivano altri marinai, quelli del mare centrale, altri del mare di nord-ovest e fra tutti i miei parenti.


Il momento è arrivato, i Colonnelli son schierati tutti davanti a me, e la tempesta ha inizio.
Non c'è tempo per l'agitazione, per le ansie.
Comincio a parlare e parlare i pensieri sono veloci come le immagini e come la tempesta, e senza accorgermi, è arrivato il momento di guardare le carte di navigazione e mostrarle a tutto il pubblico dietro di me. Fu quello il momento in cui mi resi conto di aver un sacco di gente dietro di me, che è sempre stata lì a osservarmi.


La tempesta si calma, i Colonnelli prendono la parola ed è quello il momento della verità. Loro cominciano a parlare di ciò che han visto, ma son parole positive. C'è chi dice che io abbia un'intuito particolare, qualcun'altro mi fa domande specifiche sulle argomentazioni.
Un applauso scrosciante segue la fine della parole del Gran Colonnello, a questo punto i colonnelli si dovranno riunire per decidere la votazione.
Fanno uscire tutti dalla sala, e l'attesa sembra essere infinita, dall'oblò li può veder parlare, intanto la gente comincia a farmi i complimenti per l'eccellente esposizione.


Il momento è giunto i Colonnelli han deciso, rientriamo tutti e tutti alzati. Io davanti a loro un po' intimorita, cercando di pensare ed eventuali imperfezioni. Il Gran Colonnello a gran voce comincia a leggere una pergamena, e quando arriva il momento della votazione fa una pausa, che sembrava lunghissima. E poi solennemente dichiara la votazione, il massimo dei voti. La folla comincia ad applaudire, applaudono i Colonnelli e io sorrido. Uno scrosciare di applausi, tanti tantissimi ed è stato quell'istante che ho capito di quante cose sono successe durante questi ultimi anni. Di quante persone ho conosciuto e quante di queste abbiano creduto in me fino alla fine. Che forse veramente farò il capitano e navigherò per tutta la vita, adesso guardo indietro e vedo il canale appena superato. Sono di nuovo in mare aperto e una nuova avventura avrà inizio!


p.s. lo stesso giorno Ammiraglio Bell'homen e Carpentiere uscirono dal canale.


Cap'n Poppa


Bè questa è la versione un po' marinaresca di quella che è stata la mia laurea, dopo vari rimandi finalmente mi son laureata con 110 e lode. 
Grazie a tutti